La natura e le sue risorse, fon- damentali per lo sviluppo delle antiche civiltà, oggi sono la causa di tanti incidenti e disastri. Questo è quello che traspare dai media ogni qualvolta una “calamità naturale”
si abbatte sulle opere realizzate dall’uomo, causando purtroppo anche la perdita di vite umane.
La terra è viva e tutto ciò che a noi appare come un evento eccezio- nale non è altro che una normalità nella storia evolutiva del nostro pianeta. Ci basti pensare che solo nell’ultimo periodo geologico, il nostro per capirci, iniziato 2 milioni e mezzo anni fa, si sono succedute ben 7 fasi glaciali. Un altro dato per comprendere meglio il valore delle notizie che rimbalzano sul web: la terra è nata circa 4,5 miliardi di anni fa, solo negli ultimi 5 milioni di anni si sono verificate 4 inversioni del campo magnetico, l’ultima iniziata solo (si fa per dire) 780 mila anni fa. I numeri riportati servono a far ca- pire che i tempi dell’uomo e quelli della terra non sono assolutamente paragonabili, e la maggior parte degli agenti che lavorano al model- lamento del suolo, per noi sono
talmente lenti da risultare a volte impercettibili.
Le nostre belle montagne hanno in- iziato a sollevarsi 20 milioni di anni, qualche milione di anni dopo le Alpi, e sono tutt’ora in sollevamen- to, con la conseguenza che ogni tanto veniamo investiti dall’onda sismica. Le meraviglie naturali sono tutte frutto dell’interazione di ter- remoti, alluvioni, glaciazioni, vento e vulcani. I laghi del nord Italia sono quasi tutti originati dal ritiro dei ghiacciai, il vicino lago di Scanno da una grande frana e i laghi di Vico e Bolsena dalle caldere vulcaniche. Circa un milione di anni fa anche a Pizzoli c’era un lago, un grandissimo lago che andava dalla stretta di
San Pelino fino a Navelli, colmando tutta l’attuale Valle dell’Aterno. Riti- randosi ci ha lasciato come testimo- nianza, all’interno dei suoi depositi, i resti di un grande mammifero,
il Mammuthus meridionalis, oggi conservato nel Forte Spagnolo o Castello Cinquecentesco di L’Aquila Non possiamo pensare di fermare processi iniziati molto prima di
noi, ma possiamo pretendere di conoscere la nostra “casa” e il nostro “giardino” e capire quello che pos- siamo e quello che non possiamo fare, per una migliore possibile convivenza.